Cerchiobottisti. Per vari motivi gli U2 sono probabilmente il gruppo che nella storia è riuscito ad accontentare il maggior numero di persone, anche coloro che sono ultra-fedeli ad altre correnti musicali. Merito principale va sicuramente attribuito alla loro musica: un rock leggero, ma allo stesso tempo incisivo, che vede protagonisti gli ottimi strumentisti della band, in particolare il chitarrista The Edge, ma soprattutto per la voce di Bono. In aggiunta a questo aspetto tecnico, va sicuramente a vantaggio del gruppo il carisma e l’impegno extra-musicale del cantante.
Incredibilmente, però, non tutta la loro carriera fu sulla cresta dell’onda: l’esordio “Boy” fa vedere che la band ha una sua personalità molto ben definita; questo tuttavia non bastò per il successo planetario, il disco venne più che altro visto come un lavoro che necessitava di una ulteriore conferma; personalmente, comunque, lo ritengo uno dei migliori lavori della band.
La consacrazione definitiva, però, arrivò nel 1983, col terzo album “War”: “Sunday Bloody Sunday” e “New Years Day” sono i primi successi di livello mondiale della band, che aveva definitivamente acquisito una sua personalità; il disco è più leggero e di facile ascolto dei precedenti, e gli strumentisti iniziarono a ritagliarsi i loro meritati spazi.
Il successivo “The Unforgettable Fire” conferma il grande successo di pubblico del precedente, ma qualitativamente è sicuramente inferiore; tuttavia è il successo di questo disco che conferma che la band è entrata in maniera definitiva nella storia del rock.
Il passaggio dalla storia all’olimpo del rock il gruppo lo fece nel 1987: “The Joshua Tree” è il disco che mette a tacere tutti, una vera e propria pietra miliare della musica e sicuramente il punto più alto della loro carriera. Questo è il disco in cui The Edge riuscì a dare il meglio di sé: “Where the Streets Have No Name” e “With or Without You” rappresentano sicuramente l’apice del disco, ma gli spunti degni di interesse sono comunque davvero tanti.
Dopo che Bono e compagni raggiunsero la consapevolezza di essere i migliori del loro tempo, nel 1991 fu il momento del settimo album: “Achtung Baby”, altra pietra miliare della musica. Raggiungere “The Joshua Tree” era francamente impossibile, ma riuscire a tenere degli standard così elevati è veramente un ottimo segno. Questo è da considerarsi come l’album con più sperimentazioni sonore del gruppo, e l’inizio di una seconda parte di carriera. I dischi successivi, infatti, presentano anche parti più “elettro-pop”, ma la maggior mescolanza di generi musicali è comunque presente in questo album.
Gli anni ’90 ed il nuovo millennio regalarono al gruppo dei successi commerciali che ebbero pochissimi precedenti nella storia, anche grazie all’impegno di Bono nel sociale; i lavori, però, sono meno interessanti, volti ad avere un impatto decisamente più immediato col grande pubblico, ma qualitativamente un po’scarsini, mentre nel 2009 “No Line on the Horizon” fa decisamente riacquistare la credibilità della band: si tratta di un ottimo album, con singoli probabilmente non destinati a raggiungere i livelli, per esempio, di “One”, ma nella sua interezza si tratta decisamente di uno dei lavori meglio riusciti.
Se siano stati definitivamente risucchiati dal vortice del music business non lo so, se torneranno a raggiungere i picchi qualitativi di 20 anni fa lo trovo difficile (“The Joshua Tree” fa parte di quella categoria di album irraggiungibili), ma il gruppo è vivo e vegeto, e si vede; dopo tutti questi anni, complimenti.
Ad ogni modo, di cose buone ne hanno già fatte tante.