Probabilmente il miglior gruppo degli anni ’80, i Police furono sicuramente la massima influenza di quel decennio, essendo la band che con la massima convinzione ed i risultati più riusciti, aprì il rock a nuove sonorità fino a quel momento snobbate, mischiando generi come reggae, ska, rock classico e punk. I Clash con “London Calling” avevano già provato a sperimentare questa mescolanza, ma i Police sono riusciti a dare forma a quello che era stato lasciato comunque ad uno stato embrionale.
L’esordio del gruppo è quel fantastico “Outlands d’Amour”, che già contiene pezzi classici del gruppo; ascoltare questo disco è come andare sulle montagne russe: si passa da pezzi veloci al limite del punk rock (“So Lonely”), a pezzi più intimisti e con sonorità che richiamano a ritmi reggae (“Roxanne”), il tutto con una semplicità assolutamente incredibile.
Non passa neanche un anno ed il gruppo si ripete, anzi si supera, con un vero capolavoro: “Reggatta de Blanc”, l’album più bello, originale e completo di tutti gli anni ’80. Qui si trovano due dei pezzi più conosciuti e caratteristici della band: “Message in a Bottle” e “Walking on the Moon”, ed anche in questo caso la mescolanza di generi la fa da protagonista in assoluto: i Police diventano definitivamente una band unica ed inimitabile. Sebbene i fans tendano a sottolineare che siano tutti e tre i componenti dei fantastici musicisti, fare una citazione a quello che in tutta onestà mi sembra il vero leader direi che è d’obbligo: Sting. Non tanto per la sua voce, comunque molto carismatica, quanto per la maestria con la quale suona il basso, sicuramente uno dei più grandi artisti rock di tutti i tempi e quest’album è la massima espressione del suo talento.
Il terzo disco, “Zenyatta Mondatta”, si limita ad essere “solamente” buono, soprattutto perché manca di un singolo veramente immortale. Il gruppo ha però modo di rifarsi alla grandissima con “Ghost in the Machine” ottimo esempio di album in stile anni ’80. L’utilizzo del sintetizzatore comincia a farsi sentire, così come si nota un certo avvicinamento alla musica pop. Da notare anche qui la prestazione di Sting, impegnato anche nelle parti di sassofono.“Synchronicity” del 1983 è il quinto ed ultimo album del gruppo, anch’esso molto ben riuscito, sebbene si avvicini molto al pop.
Personalmente preferisco quando un gruppo rinuncia a tirare avanti il carrozzone, e quando vede che le idee sono finite decida di smettere, ed i Police lo hanno fatto a testa alta.
Il dopo Police rappresenta per Sting l’inizio di una carriera solista ricchissima di successi e che in molti casi ha confermato la sua genialità: l’esordio “The Dream of the Blue Turtles” del 1985 è semplicemente eccezionale; stilisticamente non si sposta più di tanto da quanto fatto con i Police, ma l’attenzione verso i suoni pop e commerciali diventa un pò più netta; la carriera di solista e la maturità gli permisero di scrivere testi molto più impegnati (a tal proposito si fa notare “Russians”, un invito a terminare la guerra fredda tra Stati Uniti e la ex U.R.S.S.).
Forte del successo dell’esordio, l’artista si riesce addirittura a superare col seguente “Nothing Like the Sun”, grandissimo capolavoro nel quale le canzoni si fanno molto più introspettive.
Negli anni ’90 Sting riesce a fare un altro eccellente lavoro come “The Soul Cages” del 1991, e diversi altri album comunque discreti, nei quali sono però i singoli ad alzare decisamente la media dei lavori.
Riguardo alla reunion dei Police, ci sono stati diversi concerti, ma di un nuovo album nemmeno l’ombra. Probabilmente le cose continueranno ad essere così; probabilmente è meglio così.