Devo dire la verità, non sono un grande fan della scena dark degli anni ’80, per cui non nascondo di trovarmi in grossa difficoltà a parlare del genere. La difficoltà aumenta se devo parlare di quel gruppo che ne è il massimo esponente e del quale, pur non essendone un fan, ne riconosco comunque le capacità compositive; in breve, sarà difficile parlare dei Cure.
Ci troviamo, tanto per cambiare, nel Regno Unito: il fenomeno Sex Pistols era diventato più che altro un fenomeno di costume ed il punk non solo veniva accettato ma, smacco ancora peggiore, la gente aveva iniziato a farci l’abitudine. Contemporaneamente al punk stava prendendo sempre più piede quello che poi sarebbe diventato un vero fenomeno di massa: il pop. Un singolare punto di incontro tra questi due movimenti così distanti tra di loro potrebbe essere il dark.
Presentato il contesto storico, per la discografia dei Cure è necessario iniziare a parlare del loro secondo album “Seventeen Seconds”, quello che si può vedere come una rude forma di dark. Le tastiere diventano le grandi protagoniste; le atmosfere sono cupe e lente, con estrema attenzione verso la parte elettronica; il tutto produce un suono artificiale e (almeno questo concedetemelo…) volutamente di cattivo gusto: l’indole dark non è dissimile da quella punk, la differenza principale sta nell’atmosfera di fondo, molto più tetra. L’album fa da apripista a quelli che saranno poi i successi della band, tra cui è necessario quantomeno citare “Pornography”; personalmente però, considero proprio questo il miglior lavoro della band: la freddezza del suono della tastiera che pervade tutto l’album fa raggelare l’ascoltatore; a livello di espressività è un gran risultato.
Nel 1983 viene fatto uscire “Japanese Whispers”, un album di inediti e b-sides; le sonorità sono molto più pop, ma a dire il vero trovo il lavoro molto divertente ed orecchiabile.
Nella seconda metà degli anni ’80 la band proseguì producendo album con sonorità dichiaratamente più pop, mettendo in secondo piano quel dark che li aveva resi celebri. Questi lavori nella loro totalità finiscono con l’essere un pò troppo orientati al successo commerciale, lasciando in secondo piano quelle capacità che al di là dei gusti personali, il gruppo ha ampiamente dimostrato nei primi lavori. Tuttavia anche in questi dischi sono presenti alcuni pezzi piuttosto divertenti che certificano il successo ottenuto.
Nei giorni nostri la band è più o meno attiva, e gli ultimi lavori segnano un certo ritorno al dark, ma come quasi la totalità dei gruppi storici, anche in questo caso il meglio sembra esserci già stato. Questa è la storia dei leader assoluti della scena dark.